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511 album da riascoltare Pt.4

25 aprile 2020

Blog 04

AMY WINEHOUSE – BACK TO BLACK

Secondo disco della cantante dall’incredibile voce “soul”, zeppo di hit clamorose che l’avrebbero fatta amare anche da parte di chi è alieno da sonorità del genere, Amy Winehouse in Back To Black racconta non solo il suo presente ed il suo passato ma soprattutto il suo futuro, così come Closer dei Joy Division e In Utero dei Nirvana, parlando naturalmente dei rispettivi frontmen. Terribile dirlo ma la sua morte era già scritta ed è tutta in questo incredibile disco.

BRUNORI SAS – A CASA TUTTO BENE

Allegria che ti lascia un retrogusto amarissimo in testa. Questo è Brunori Sas che, pur mantenendo in diversi pezzi una leggerezza musicale, sforna testi sempre più impegnati e che ti portano a riflettere anche quando il brano finisce. L’inizio del disco è folgorante con i primi quattro pezzi che consolidano il successo del disco, passando da temi d’attualità a quelli più personali, intimistici o lavorativi che siano. Un Signor album, uno dei Lati A più intellettuali di sempre nella storia della musica italiana, a livello dei grandissimi cantautori impegnati degli anni ’70.

BUILT TO SPILL – THERE’S NOTHING WRONG WITH LOVE

Precursori negli anni ’90 della futura e mai meglio definita “nebulosa Indie” alla pari dei Neutral Milk Hotel (arriveremo anche a loro), There’s Nothing Wrong With Love per gli amanti di quel rock senza troppe pretese, con le chitarre ancora in primo piano ed un cantato che non nasconde influenze alla Jane’s Addiction e il mondo alternativo circostante.

BURIAL – TRUANT/ROUGH SLEEPER EP

BURIAL – KINDRED EP

BURIAL – RIVEL DEALER EP

BURIAL – STREET HALO EP

BURIAL – BURIAL

Una delle mie “fisse”, il musicista inglese misantropo e con una totale ripugnanza negli spostamenti, soprattutto aerei, che l’ha portato a centellinare ai minimi termini le uscite dal vivo. In compenso Burial ha sfornato una serie invidiabile di EP a contorno dei pochissimi LP pubblicati, in primis il self-titled in mio possesso. Il valore del musicista che combina elettronica, low-tempo, dub-step e rarissime campionature di voci femminili, è tutto negli EP, con la musica che rallenta fino a sparire per diversi angoscianti secondi per poi ripartire con altre tonalità, altri bpm, altri ritmi rispetto a quanto sentito poco prima… sempre nella stessa canzone. Da “DJ” incapace come il sottoscritto, i pezzi di Burial sono perfetti per i passaggi da un brano all’altro, con quel sottofondo di confusione ed incertezza a cui non servono ulteriori effetti.

CALCUTTA – MAINSTREAM

CALCUTTA – EVERGREEN

Aneddotiamo pure su Calcutta: intrippato completamente da “Oroscopo”, mi ritrovo a Bologna con in mano il vinile di debutto del musicista ma senza quella traccia. Chiesto al negoziante e cercato ulteriori informazioni sull’internet, scopro che “Oroscopo” non è uscito nemmeno come singolo in vinile. Vabbè, compro lo stesso il disco perchè comunque ci sono altri due-tre pezzi che valgono (alla fine saranno di più ma vabbè). Tornato a casa, non lo ascolto per giorni finchè mi decido a metterlo sul piatto, almeno una settimana dopo l’acquisto. Arrivato alla fine del lato B, da un’altra stanza sentivo che dopo l’ultima canzone, “Albero”, il disco continuava a girare finchè dopo pochi minuti sono partite le prime note di “Oroscopo”, che ho scoperto essere la Ghost Track del disco.  Felice come non mai, ho consumato nei giorni successivi quei solchi di un disco che avrei dovuto ascoltare subito dopo essere tornato a casa. Evergreen non raggiunge la bellezza del disco di debutto di Calcutta ma ci sono almeno un paio di pezzi con la melodia tanto accattivante da faticare poi a togliersela dalla testa… tanto di cappello a Calcutta ma i fuoriclasse italiani, di commerciabilità, sono Takagi & Ketra, collaboratori non solo del cantante di Latina ma veri artefici dei successi di altre decine di musicisti “indie”.

THE CARDIGANS – ERASE/REWIND (PROMOTIONAL SINGLE)

Recuperato alla mostra del Disco di Pordenone, oltre al singolo in versione originale il vinile presenta cinque altre versioni di Erase/Rewind remixate da altrettanti DJ. Una più ritmata, una che si spinge a bpm bassissimi, effetti come piovesse, voce filtrata e/o effettata, Erase/Rewind “tiene botta” anche nei vari remix, con due picchi notevoli nelle versioni Naid Remix, molto “daftpunkiana”, e Fridge Remix, con sonorità che si avvicinano al dubsteb, bassi accentuati e cantato in secondo piano.

THE CARDIGANS – GRAN TURISMO

Buon disco che arriva quasi al livello del loro precedente lavoro, First Band On The Moon, Gran Turismo  ha due pezzi che svettano inevitabilmente sul resto dei brani, la già citata Erase/Rewind e My Favourite Game, quest’ultima canzone trascinata da un video di forte impatto. Pezzi meno spensierati di Lovefool che ha fatto conoscere i Cardigans al grande pubblico, Gran Turismo forse è invecchiato però meno bene del disco precedente.

JOY DIVISION – UNKNOWN PLEASURES

JOY DIVISION – CLOSER

Unknown Pleasures e Closer sono gli unici due LP inediti pubblicati dalla band inglese. Se il primo è uno dei miei dischi preferiti, Closer E’ il mio disco preferito in assoluto, con il trittico, uno dopo l’altro in preda ad uno stato di ansia crescente, “Heart & Soul” “Twenty Four Hours” e “The Eternal” che personalmente è l’apice assoluto della musica. Se quei tre pezzi si prendono un 10 pieno di voto, gli altri brani del disco se la giocano, dall’8 al 9, a rendere così Closer un album perfetto. Perfetto e lacrimevole, a considerazione che il suicidio di Ian Curtis, come già scritto per Amy Winehouse a inizio post, era già tutto scritto in quei testi che non lasciavano alcuna speranza.

METALLICA – RIDE THE LIGHTNING

Eccoci ad un considerevole balzo in avanti con le lettere visto che, da adesso in poi, la scaffalatura mi “sputa fuori” dischi in perfetto disordine alfabetico. E veniamo al mio disco preferito dei Metallica. Non il più perfetto, non il più potente, non quello cantato meglio (anzi) e nemmeno quello suonato meglio ma quello che ha posto le basi della scaletta perfetta della band californiana per i successivi dischi, dal clamoroso “Master Of Puppets” a quel “… and Justice For All” che continua a portarsi dietro la maledizione del basso che non c’è. La prima canzone utile a scatenare l’adrenalina, la seconda è la lunghissima title-track, la terza rallenta i ritmi fino al quarto brano che è una semi-ballad. Ecco quindi arrivare il lato B con brani rocciosi, da ascoltare in apnea per concludersi con opere strumentali e sperimentali. Ride The Lightning è lo stampo imperfetto dei successivi capolavori dei Metallica ma, come ogni stampo, è quello originale, quello sul quale si sono poste le basi del futuro. E per questo il mio preferito.

SEPULTURA – ROOTS

Dopo aver scritto del mio disco prediletto di tutti i tempi, ecco il mio LP preferito se consideriamo solo l’ambito Metal. Roots, spesso definito un insulto senza mezzi termini per i duri e puri, è la perfetta mescolanza di suoni power-thrash con le attitudini musicali aborigene del Brasile, la Nazione dei Sepultura, qui al loro ultimo disco con la formazione storica. Da queste radici i Sepultura ne usciranno distrutti, un titolo premonizione per una Band che ha provato a riscoprire sè stessa enfatizzando al massimo le sperimentazioni di Chaos A.D. spingendosi a registrare buona parte di Roots nei villaggi tribali. Roots Bloody Roots non raggiunge forse l’epicità violenta di Refuse/Resist ma “Attitude” rimane uno dei brani più fomentanti di sempre, con il Berimbau (tipico strumento musicale indigeno) che apre le danze ad una violenza inaudita e ad un ritornello da urlare a squarciagola fino a perdere la voce, pezzo accompagnato da un video altrettanto fomentante che riprende momenti della nascente scena delle Mixed Martial Arts. Il disco continua la sua evoluzione interna abbinando sempre più ritmi e voci tribali a musicalità metal spintissime, sia sullo stile Power-Thrash ma anche Nu-Metal avvicinandosi agli amici Korn, dei quali il cantante Jonathan Davis è presente come backing-vocal in uno dei brani. Ratamahatta è la genesi di tutte le produzioni future di Max Cavalera con i Soulfly ma l’ambientazione tribale si sente in ogni secondo di Roots, per i quali spenderei ancora ore di parole e di musica, che si conclude nella sensazione di essere dentro la Foresta Amazzonica, con quegli ultimi secondi che riprendono l’inizio del disco in un loop infinito.

TIMORIA – VIAGGIO SENZA VENTO

Il capolavoro dei Timoria, l’album che li ha fatti conoscere al grande pubblico e ha sdoganato il rock alternativo in Italia. “Sangue Impazzito” scala le classifiche dei migliori testi italiani di sempre, con quell’inizio da brividi… “Uomini, domenica – Gente che allegra va – Risveglia la città – Dormono le fabbriche – In giro ancora io – Vivo non lo so – E incontro anche te – Che corri a pregare un po’ Dio – La strada la so… – E penso che un – tempo quel tempio era mio – E mi chiedo perchè un giorno ho detto addio”. Quando la domenica, laica o religiosa che sia, era ancora un giorno per non pensare al lavoro.

TOM WAITS – CLOSING TIME

Non il mio genere, personalmente Closing Time si presta perfettamente a musica di sottofondo permettendomi di portare avanti il lavoro primario senza distrazioni. Innegabile la bravura di Tom Waits, la qualità dei pezzi, ma è uno di quegli album a me “alieni”, per colpe esclusivamente mie.

U2 – OCTOBER

C’era un tempo in cui lo scettro di Re della New-wave, dopo la prematura fine dei Joy Division, è stato conteso dagli Echo & The Bunnymen e dagli U2 con i primi in strettissimo vantaggio. Poi la Storia Musicale ha scritto il suo corso e tutti noi sappiamo cosa sono diventati gli U2. Prima del grande riconoscimento mediatico mondiale, la band di Edge & Bono Vox scalava le classifiche come nuovi enfant-prodige nella New Wave con il primo trittico musicale di assoluta qualità, Boy, October, War con quest’ultimo che ha al suo interno i primi pezzi divenuti immortali. October, come d’altronde Boy, è un preludio a tutto questo; sono gli U2 ancora inseriti nel firmamento new-wave ma che già si sentono troppo stretti nelle etichette musicali e così tra ricordi post-punk e qualche spinta più moderna dal cilidro ecco uscire “Gloria” e “Fire” dal disco, forse il più debole della band ma necessario per la loro evoluzione futura.

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI – MONDO NAIF

E’ il primo lavoro dei TARM, originariamente uscito solamente in musicassetta e ristampato solo decenni dopo in vinile ed in cd. Ma sono già i TARM che noi tutti conosciamo, magari più punk e meno cerebrali ma l’essenza era già quella; i TARM con Mondo Naif sono già pronti a sfornare capolavori e questo disco ne è la prova: sarebbe riduttivo fermarsi a due canzoni quando tutto l’album merita dall’inizio alla fine ma molti di questi pezzi alla fine sono finite in tutte le scalette live della band, da “come mi vuoi” a “guerra civile”, da “15 anni gà” a… tutto il disco. Sinceramente.

TUBEWAY ARMY – REPLICAS

Tubeway Army. Replicas. Una delle band più influenti di sempre, uno dei dischi più importanti di sempre. La cosa più buffa è che pochissimi conoscono la band di Gary Numan e ancor meno le canzoni contenute in Replicas. Pure io fino a fine anni ’90 ero ignaro di tutto questo ma, una volta ascoltato il disco, mi si è aperto un mondo. Un mondo fatto di riferimenti, di omaggi, di citazioni prese dai Tubeway Army. Elettronica embrionale, già sviluppata da altri artisti ma portata ai massimi livelli da Gary Numan, i primi cinque pezzi sono da ascoltare uno dopo l’altro in modalità “concentrazione” e senza fare null’altro. “Are ‘Friends’ Electric?” è la summa di tutto questo parlare. Nella Top5 dei miei dischi preferiti degli anni ’70.

VASCO ROSSI – LE CANZONI D’AMORE

VASCO ROSSI – COSA SUCCEDE IN CITTA’

VASCO ROSSI – BOLLICINE

Va beh se proprio te lo devo dire. Inutile nemmeno scrivere su Vasco Rossi: fan del Blasco ma anche gli “haters” conoscono ogni sua mossa, ogni sua nota, ogni sua canzone. Questo è certo. O quasi. Le Canzoni D’Amore è una raccolta “bootleg” classica di quel periodo, a traino dei lavori ufficiali del cantante in ascesa. Cosa Succede In Città e, due anni prima, Bollicine sono capolavori riconosciuti dai fans e dalla critica sui quali è inutile spendere troppe parole. Nonostante l’esperienza del carcere vissuta in quel periodo, i due dischi mantengono comunque una leggerezza di fondo ad esclusione di pochi brani che alla fine risulteranno i migliori dei due dischi, assieme alle immortali ballad quali “dormi, dormi” e “una canzone per te”.

THE WHITE STRIPES – ELEPHANT

Un post pieno di capolavori, ancor più commerciali. Elephant è quel monumentale disco che inizia con “Seven Nation Army”, la canzone divenuta famosa in terra Italica per il “popopopo” di qualche mondiale calcistico fà. Elephant non è naturalmente solo quello altrimenti non si spiega il successo mondiale del disco, ma la batteria sincopata di Meg White e la chitarra bluesy e minimale di Jack White sfornano altri pezzi di assoluta qualità come “The Hardest Button Of Button” ma soprattutto uno dei più bei brani folk degli ultimi anni, “It’s True That We Love One Another”, canzone di chiusura del disco e cantato a tre voci da Jack, Meg e Holly Golightly.

ZUCCHERO – BLUE’S

Blue’s è il disco di Zucchero con al suo interno, respiro profondo, “Solo una sana consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica”, uno dei titoli più lunghi di sempre ma che dietro questa particolarità da Guinness si cela un brano comunque orecchiabile e uno dei più conosciuti del Bluesman italiano che di cognome fà Fornaciari. Leggero, struggente, a volte impegnato ma spesso no, Blue’s prova a portare avanti il suo titolo riuscendoci quasi sempre ma senza dimenticarci qual è il reale significato di “Blue” nella musica: le note “blu” che portano l’ascoltatore a prediligere una musica agitata e depressa allo stesso tempo.

AA.VV. – THE BIG LEBOWSKI OST

AA.VV. – CANTI RIVOLUZIONARI ITALIANI

Chiudo con due Compilation: una del celebre film “Il Grande Lebowski” dei fratelli Coen, intrisa di Blues, Soul e low-tempo, canzoni che abbiamo sentito tutti durante la visione di uno dei più bei e spensierati movie di sempre ma brani conosciutissimi anche fuori dal grande schermo e che già trasudavano immortalità, da Bob Dylan a Captain Beefheart, dai Gipsy Kings a Nina Simone e ancora altro… ed infine la seconda raccolta che fin dal titolo spiega chiaramente cosa ci sia al suo interno, ovvero i brani rivoluzionari rossi più importanti di sempre, da “L’Internazionale” all’ “Inno dei Lavoratori” passando a “Bandiera Rossa” e “Contessa” ma non solo. Lacrime, brividi e pugno chiuso sempre.

 

511 album da riascoltare Pt.3

16 aprile 2020

Ripartiamo senza inutili fronzoli che qua si parla di cose serie, e ripartiamo da un Signor Album.

DISCLAIMER: i dischi vengono recensiti nè in ordine alfabetico e nemmeno in ordine cronologico ma in ordine di ascolto.

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BEATLES – SGT. PEPPER’S LONELY HEARTS CLUB BAND

Non conosco benissimo i Beatles, se non per i tantissimi classici e gli album Revolver e questo Sgt. Peppers. Banalissimo e molto limitante dire quindi che è il loro album migliore ma di certo si può dire che è quello che più rappresenta la svolta neo-psichedelica degli ex-spensierati quattro bravi ragazzi acqua e sapone. “A Day In The Life” è il simbolo della loro evoluzione sperimentale.

BEATLES – FOR SALE

Era posizionato nella mia scaffalatura dopo Sgt. Peppers seppur cronologicamente esce molti anni prima, è il loro quarto disco che personalmente non ho ascoltato più di un paio di volte. E’ uno dei tantissimi dischi che mi sono stati regalati anni fà in blocchi da decine, pop-rock senza troppe pretese.

BEIRUT – THE RIPTIDE

Uno dei tantissimi dischi che ho divorato al momento della loro uscita per poi metterlo in disparte per anni. “A Candle’s Fire” e “Santa Fe” rimangono due gran pezzi ma l’album è invecchiato malino, nove anni dopo il rilascio.

BEACH HOUSE – BLOOM

BEACH HOUSE – THANK YOUR LUCKY STARS

Icone del Dream Pop, i dischi dei Beach House vanno ascoltati dall’inizio alla fine, ottimi anche come musica da sottofondo per non farsi distrarre troppo. Nonostante la linearità della musica, Bloom offre comunque una perla di assoluta e rara qualità come “Myth”

BILLIE EILISH  – WHEN WE ALL FALL ASLEEP WHERE DO WE GO?

Uno dei due dischi usciti nel 2019 presenti nella mia collezione, uscito in un periodo (che dura da due anni) di mio distacco musicale per vari motivi, la giovanissima debuttante smuove i canoni musicali con un dark-pop elettronico senza vergognarsi di rivolgersi alle masse, basti vedere l’enorme successo commerciale e mediatico di Eilish e dei due singoli più rappresentativi del disco “Bad Guy” e “Bury A Friend”. Quasi chiunque, almeno una volta nella vita, ha detto DUH!

BJORK – POST

Dell’eclettica, imprevedibile e bizzarra cantante islandese Bjork si sa tutto ed il contrario di tutto ma Post ben rappresenta l’essenza di quello che lei è: passare dal pesantissimo industrial di “Army Of Me” ad un brano Jazzy come “It’s Oh So Quiet”, cover di un pezzo tedesco degli anni ’40, non è da tutti ma Bjork non è “tutti”. Il disco è questo: non ha un genere, non ha una direzione, non segue uno schema logico. Post E’ Bjork.

THE BLACK ANGELS – ANOTHER NICE PAIR

THE BLACK ANGELS – PASSOVER

THE BLACK ANGELS/SONIC JESUS – FUZZ CLUB

THE BLACK ANGELS – DIRECTIONS TO SEE A GHOST

THE BLACK ANGELS – PHOSPHENE DREAM

THE BLACK ANGELS – INDIGO MEADOW

Parentesi “Black Angels”, il gruppo che assieme ai Flaming Lips mi ha fatto riscoprire, una dozzina di anni fà, la bellezza della musica. Il loro secondo disco Directions To See A Ghost è stato il primo disco “indie” mai comprato in vita mia, ma già con il loro debutto Passover la band propone un capolavoro assoluto come “The First Vietnamese War”.

A partire dalla raccolta dei loro primi due EP, Another Nice Pair, i Black Angels si distinguono dalla scena Shoegaze grazie a marcate sonorità neo-psichedeliche con evidenti omaggi ai Velvet Underground (a partire dal nome) e ai Doors, basti ascoltare “A Day” presente in Indigo Meadow. In quest’ultimo disco è presente “Holland”, uno dei pezzi più belli ed emozionanti degli ultimi dieci anni.

Nella recensione manca il loro ultimo disco, Death Song, che sarà da qualche parte nella scaffalatura. Risentiremo i Black Angels più avanti quindi.

THE BLACK KEYS – EL CAMINO

THE BLACK KEYS – TURN BLUE

I’m a Lonely Boy, ‘im a Lonely Boy… tada tadadada tada… brano che ha avuto un buon successo commerciale, “Lonely Boy” ha spinto i Black Keys alla notorietà e, ascoltando El Camino, si è capito fin da subito che il duo dell’Ohio non è solo quel pezzo riempipista. “Little Black Submarines” l’ho considerata la “Stairway To Heaven” di questi anni, un pezzo che sarebbe potuto durare venti minuti e avremo avuto ancora voglia di ascoltarlo. Turn Blue bissa il successo di El Camino con diversi altri pezzi di qualità e di successo, a partire da “Fever”, trasmessa spesso e volentieri da diverse radio, anche generiche. Rock’n’Roll Baby. It’s only Rock’n’Roll.

BLACK SABBATH – MASTER OF REALITY

Dopo aver avuto l’intera discografia “Ozzyana” in CD (compreso il dimenticabile Never Say Die), il mio primo, e per ora unico, vinile che ho preso dei Black Sabbath è Master Of Reality, il mio preferito anche se non sono presenti capolavori riconosciuti anche dagli infedeli (Iron Man) o il mio brano preferito, Symptom Of The Universe. Ma Master Of Reality è quello che si mantiene meglio dall’inizio alla fine, il più fresco della discografia, il più moderno, il meno invecchiato. Consiglio l’ascolto dal primo all’ultimo secondo.

BLASPHEME – BLASPHEME

Oplà. Metal classico cantato in francese. Cosa si può chiedere di più? Sonorità anni ’80, roba classica che più classica non si può ma più di un ascolto merita assolutamente anche solo per il cantato “non convenzionale”.

BLIND MELON – SOUP

Compro per errore Soup e mi ritrovo un signor disco che non conoscevo. Ebbene si, in un momento di evidente confusione ero convinto di essermi preso l’album di debutto con i capolavori No Rain e Change ed invece eccolo qua, Soup. La voce di Shannon Hoon rimane ipnotica, delicata a contrasto con sonorità più grezze, senza esagerare. Galaxie è il sunto di tutto quello che sono i Blind Melon.

BLONDIE – PARALLEL LINES

Oh. Debbie Harry. Debbie Harry simbolo dell’umanità, tutto il resto sono chiacchiere. Parallel Lines forse rimane il loro disco più famoso, decisamente più pop e meno punk dei due lavori precedenti. Tantissimi pezzi celebri, da “One Way Or Another” a “Heart Of Glass” passando per pezzi meno conosciuti ma altrettanto validi come “Hanging On The Telephone” e “11:59”. Vabbè, chiunque conosce questo disco. VERO?

BLUVERTIGO – METALLO NON METALLO

Le brutte intenzioni, la maleducaz… ah no. Questo è il Morgan dei Bluvertigo, quello che prova a ribellarsi senza però esagerare (…QUASI tutti fuori dal tempo…), che rimane comunque nel politically correct con forti venature pop… i bassi di “A.D.F.” valgono l’intero disco.

ENO – TAKING TIGER MOUNTAIN (BY STRATEGY)

BRIAN ENO – AMBIENT #1 MUSIC FOR AIRPORTS

BRIAN ENO – DISCREET MUSIC

Chi non conosce Eno? sapete vero che è colui che ha creato il famoso jingle di Windows 95? Beh, Eno è perfetto per lavorare. Addirittura Music For Airports è nato apposta come musica da sottofondo nell’attesa di un volo. Serio.

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – THEIR SATANIC MAJESTIES’ SECOND REQUEST

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – TEPID PEPPERMINT WONDERLAND: A RETROSPECTIVE VOLUME ONE

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – WHO KILLED SGT. PEPPER?

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – REVELATION

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – + – EP

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – ILLUMINOMI EP

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – PISH EP

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – AUFHEBEN

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – THIRD WORLD PYRAMID

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – SOMETHING ELSE

Chiudo con uno dei miei gruppi feticci, i favolosi e mai troppo considerati (The) Brian Jonestown Massacre. A loro ho dedicato il mio ultimo post prima della chiusura di questo blog, di loro ho un bellissimo ricordo di un concerto suonato bene dalla band di Anton Newcombe, defilato durante il live ai margini come l’ultimo dei comprimari. Neopsichedelia ai massimi livelli, spesso e volentieri esagerata nello stile del folle e squilibrato leader della band, negli ultimi anni oltre a perdere il “The” i Brian Jonestown Massacre ci regalano un disco più difficile dell’altro, un misto indecifrabile tra pop e sperimentazione con esiti ahimè spesso fallimentari. Ma quei primi dischi, con la combo di canzoni incredibili come “All Around You (Intro)” “Who?” “When Jokers Attack” e “Servo”, consegnano il gruppo alla storia. “Open Heart Surgery” e “Anenome” mi fanno venire la pelle d’oca solo a scriverne i titoli.

Le nove canzoni più belle dei “BJM” secondo Saimas

511 album da riascoltare Pt.2

11 aprile 2020

blog02

Seconda parte della vagonata di ascolti che mi sto facendo in questo periodo.

DISCLAIMER: verranno proposti anche dischi che “alfabeticamente” sarebbero dovuti comparire nella prima parte ma che, non avendo messo in ordine negli ultimi tempi, mi sono capitati tra le mani solo nei giorni successivi.

883 – NORD SUD OVEST EST

Un must della musica italiana nonostante le discutibilissime doti vocali di Max Pezzali, e non solo. Cumuli è il loro capolavoro, tuttora attualissimo, ma il Vinile merita per la presenza delle bonus tracks, a partire dall’indimenticabile Aeroplano in primis.

ADRIANO CELENTANO – LA PUBBLICA OTTUSITA’

L’album della rinascita del Molleggiato che torna su temi impegnati permettendosi comunque leggerezze come “Fresco”. Diversi pezzi che non sono per nulla invecchiati, merita il gradino più alto del podio “La Luce del Sole” anche per evidenti assonanze e richiami ad “Another Brick In The Wall pt.2”.

ADRIANO CELENTANO – IL MEGLIO DI

Classico raccoltone dove c’è il “Meglio di” anche se mancano diversi pezzi storici; uscito nel 1977, “Si è spento il sole” è il brano più potente del disco oltre a grandi classici come “Il tuo bacio è come il rock” e “24.000 baci”

AFTERHOURS – HAI PAURA DEL BUIO?

L’album del riconoscimento ufficiale degli Afterhours come band italiana di punta negli anni ’90, nonostante la lunghezza scorre tuttora senza problemi, da accelerazioni a semi-ballad, da pezzi “punkeggianti” a sperimentazioni musicali che avrebbero trovato la loro definizione nel Disco successivo. Già immortale.

ANNA CALVI – ANNA CALVI

ANNA CALVI – ONE BREATH

Debutto della timidissima musicista londinese di chiare origini italiane, il disco risalta non solo la sua bravura alla chitarra con sonorità asciutte ed efficaci ma anche la sua incredibile voce, bassa profonda e allo stesso pulita, in perfetto contrasto con le sonorità proposte. L’album successivo è un’evoluzione dell’album di debutto, con pezzi arrangiati meglio, più ricercati ma senza il vero tocco “magico” di brani come “The Devil”, “Desire” e “I’ll Be Your Man”.

ANTI-NOWHERE LEAGUE – WE ARE… THE LEAGUE

Disco d’esordio di uno dei miei gruppi Punk preferiti, è fondamentalmente la raccolta dei loro brani migliori. Punk, punk, punk. “Streets Of London” basa il suo Riff sulla famosa canzone popolare inglese “London Bridge Is Falling Down”.

THE ANTLERS – BURST APART

THE ANTLERS – FAMILIARS

Momento rilassante con “Burst Apart” e “Familiars”, figli di quel genere Dream Pop, musica da ascolto possibilmente con occhi chiusi e possibilità di sognare da svegli. Familiars non bissa il successo di Burst Apart pur rimanendo a livelli più che buoni, penalizzato dalla mancanza di brani incredibili come “Hounds” e “No Widow”.

ARCADE FIRE – THE SUBURBS

Ecco un Disco che è invecchiato moltissimo, penalizzato forse dal fatto di averlo divorato per un anno intero dalla sua uscita, concerti live compresi. L’album rimane comunque di eccelsa fattura ma viene penalizzato dall’eccessiva durata che porta l’ascoltatore a stancarsi prima del previsto. Ma due-tre pezzi sono comunque imperdibili.

APHEX TWIN – SYRO

Vabbè follia. Elettronica sperimentale d’avanguardia, mi sembra di ascoltare Brian Eno che negli anni ’10 si diverte a creare musica osservando un quadro di Picasso. Indescrivibile e, a volte, pure inascoltabile.

APHEX TWIN – COMPUTER CONTROLLED ACOUSTIC INSTRUMENTS PT2

Una grande particolarità di questo EP è che può essere suonato a 33 ma anche a 45 giri. Quindi un disco da ascoltare due volte offrendo diversi stati d’animo ad ogni brano. Non so se rimane un esperimento unico o se in passato è già stato tentato qualcosa di simile ma Aphex Twin rimane un folle…

ARIEL PINK’S HAUNTED GRAFFITI – BEFORE TODAY

ARIEL PINK’S HAUNTED GRAFFITI – MATURE THEMES

ARIEL PINK – POM POM

ARIEL PINK – DEDICATED TO BOBBY JAMESON

Ariel Pink. Il mio amato Ariel Pink. Questo 41enne che dimostra 60 anni. Questo ragazzo rimasto agli anni ’60 e che non si vergogna a fare dischi anni ’60 senza nemmeno provare a modernizzarsi. Ecco. Quattro capolavori ma sono di parte e sono di parte anche quando dico che questi dischi non vanno ascoltati come sottofondo ma meritano un angolino tutto loro.

AUCAN – BLACK RAINBOW REMIXES

Gruppo elettronico italiano, non ho mai ascoltato nulla di loro se non questo disco e una loro esibizione live all’Homepage di Treviso dove hanno letteralmente messo a dura prova gli amplificatori a suon di bassi al massimo. “Away!” è una bomba che non sfigurerebbe in nessuna playlist mondiale.

AWOLNATION – MEGALITHIC SYMPHONY

AWOLNATION – HERE COMES THE RUNTS

Awolnation E’ “Sail”. Pochi cazzi. Discrete prove nel resto dell’album ma pezzi di certo non indimenticabili anche se nella loro leggerezza rimangono ascoltabili pure ora ma “Sail” è “Sail”. Here Come The Runts è un disastro ferroviario. Mi rimane l’orgolio di avere conosciuto Sail grazie ad una radio su internet molti mesi prima della sua diffusione a livello globale, di avere ordinato il Disco e di essere stato forse il primo ad aver fatto conoscere questo brano nella mia zona.

BASTILLE – WILD WORLD

Classico dei tanti gruppi emersi durante la moda dell’ “indie”, fondamentalmente è pop alternativo buono per qualche incursione nelle Radio.

BAUHAUS –  BELA LUGOSI’S DEAD

BAUHAUS – 4 AD

BAUHAUS – THE SKY’S GONE OUT

BAUHAUS – PRESS THE EJECT AND GIVE ME THE TAPE

Non perderei nemmeno tempo a parlare dei Bauhaus visto che spero tutti conosciate “Bela Lugosi’s Dead” e l’influenza che la Band di Peter Murphy ha avuto nei decenni successivi.

Voglio raccontare quindi un aneddoto: finito completamente il budget ad una Mostra del Disco a Pordenone, ho barattato tutti gli ultimi CD che avevo, e che mi ero portato dietro nell’eventualità di denaro d’emergenza, per la versione canadese di “The Sky’s Gone Out” che contiene anche il Singolo “Ziggy Stardust”, celeberrima cover del brano di David Bowie e che suonato dai Bauhaus arriva a raggiungere la bellezza dell’originale. Uno zaino di CD (perlopiù graffiati) per quel Disco.

BEAK – 0898/WELCOME TO THE MACHINE

Singolo trovato casualmente e che ho preso dopo aver ascoltato la loro versione di Welcome To The Machine dei Pink Floyd, una bellissima Cover in chiave elettronica del bellissimo brano di Rogers & Soci. “0898” segue lo stesso stile della Cover, un continuo incalzare claustrofobico con i bassi in primo piano tanto da far ricordare a volte i primi New Order, quelli che ancora non hanno staccato il cordone ombelicale dai Joy Division.

511 album da riascoltare Pt.1

4 aprile 2020

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Tra quattro giorni sarebbero esattamente quattro anni dall’ultimo articolo scritto in questo Blog, un elogio ai sempre sottovalutati Brian Jonestown Massacre.

In tempi di Covid-19, lavorando da casa, ho la fortuna di permettermi un continuo sottofondo musicale e così ho deciso di iniziare un’impresa stimolante ma abbastanza ardua: ascoltare uno dopo l’altro tutti i miei dischi e rimetterli nel contempo in ordine alfabetico. Dopo aver ascoltato XXX dischi, ho pensato di riprendere in mano questo Blog e di sfruttarlo per il motivo per cui era nato: recensioni in due righe.

DISCLAIMER: i dischi non saranno recensiti in ordine alfabetico ma per come sono ordinati nello scaffale al momento dell’ascolto.

… AND YOU WILL KNOW US BY THE TRAIL OF DEAD – TAO OF THE DEAD

Divorato nei primi mesi, è invecchiato malissimo al punto di non averlo ascoltato più per anni, prima di questa settimana.

ACID HOUSE KINGS – MUSIC SOUNDS BETTER WITH YOU

Rimane allegro come ai primi ascolti ma anche questo Disco inizia a mostrare i segni di canzoni scritte per non durare nel tempo.

THE ALAN PARSONS PROJECT – EYE IN THE SKY

E’ uno di quei dischi da ascoltare se c’è bisogno di un ottimo sottofondo senza troppe distrazioni. Pur essendo del 1982, mostra molte “prese stilistiche” tipiche del prog dei ’70s

A PLACE TO BURY STRANGERS – A PLACE TO BURY STRANGERS

Esordio in LP di una delle mie band preferite, degni eredi nello Shoegaze dei Jesus & Mary Chain. I Know I’ll See You con la sua incredibile linea di basso è la canzone simbolo della Band.

A PLACE TO BURY STRANGERS – EGO DEATH 2010 TOUR EP

Non è un disco live nonostante la parola “Tour” nel titolo. Qualche pezzo inedito, qualche remix che comunque non abbandonando lo Shoegaze, sonorità che si sente molto più pesantemente rispetto all’esordio della Band

A PLACE TO BURY STRANGERS – EXPLODING HEAD

Secondo LP della band, contiene diverse tracce dell’EP di cui prima, è un ottimo seguito del debutto anche se manca IL PEZZO.

A PLACE TO BURY STRANGERS – ONWARDS TO THE WALL

Il mio disco preferito degli APTBS, il tocco di una voce femminile a supporto della title-track di questo EP è il fattore che porta questo brano ad essere uno dei più belli dell’ultimo decennio. EP incredibile, massiccio, manifesto dello Shoegaze.

A PLACE TO BURY STRANGERS – TRANSFIXIATION

A PLACE TO BURY STRANGERS – WORSHIP

Li recensisco assieme. Sono gli ultimi due in ordine cronologico, gli APTBS mantengono lo stesso stile con pochissime variazioni, album solidi ma senza picchi da “Classic”.

AC/DC – BACK IN BLACK

Album storico, conosciuto anche da chi non li ascolta grazie a pezzi iconici quali You Shook Me All Night Long, Hells Bells e la Title-Track, ma il vero gioiello del disco è Rock’n’Roll Ain’t Noise Pollution, la canzone perfetta come trait d’union tra gli AC/DC di Bon Scott, morto l’anno prima, e quelli attuali.

AC/DC – LET THERE BE ROCK

Il miglior disco degli Ac/Dc. Oltre ad essere il mio preferito. Non si ammettono replice. La title-track e Whole Lotta Rosie fanno raggiungere lo status di divinità a Bon Scott. Il video di Let There Be Rock è uno dei più belli di sempre. Punto.

ALICE IN CHAINS – DIRT

Questo è un disco che non riesco a mettere come semplice sottofondo perchè mi costringe a fermarmi e pensare a quanto cazzo è ipnotica la voce di Layne Staley e come buona parte dei pezzi “Grunge” quanto siano premonitori delle loro ultime ore… gran disco, leggermente “invecchiatino” ma ancora ascoltabile. Down in a Hole rimane comunque da brividi.

ALT-J – THIS IS ALL YOURS

Left Hand Free ha raggiunto il “Mainstream” grazie alla prima apparizione di Peter Parker in Civil War ma l’apice del disco rimane comunque Hunger Of The Pine, un pezzo che eleva di molto un LP che fatica molto in certi pezzi. Un disco comunque ascoltabile tuttora.

AMORPHIS – ELEGY

Oh. Un pò di Metal con un disco che prova ad abbandonare la strada del “Growling” elevando al massimo le sonorità melodiche. Per i puristi è la morte, personalmente è un Disco che mi fà venire i brividi dall’inizio alla fine e che merita anche solo per l’incredibile My Kantele in versione totalmente acustica, rifacimento del brano presente nel disco stesso.