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511 album da riascoltare Pt.2

11 aprile 2020

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Seconda parte della vagonata di ascolti che mi sto facendo in questo periodo.

DISCLAIMER: verranno proposti anche dischi che “alfabeticamente” sarebbero dovuti comparire nella prima parte ma che, non avendo messo in ordine negli ultimi tempi, mi sono capitati tra le mani solo nei giorni successivi.

883 – NORD SUD OVEST EST

Un must della musica italiana nonostante le discutibilissime doti vocali di Max Pezzali, e non solo. Cumuli è il loro capolavoro, tuttora attualissimo, ma il Vinile merita per la presenza delle bonus tracks, a partire dall’indimenticabile Aeroplano in primis.

ADRIANO CELENTANO – LA PUBBLICA OTTUSITA’

L’album della rinascita del Molleggiato che torna su temi impegnati permettendosi comunque leggerezze come “Fresco”. Diversi pezzi che non sono per nulla invecchiati, merita il gradino più alto del podio “La Luce del Sole” anche per evidenti assonanze e richiami ad “Another Brick In The Wall pt.2”.

ADRIANO CELENTANO – IL MEGLIO DI

Classico raccoltone dove c’è il “Meglio di” anche se mancano diversi pezzi storici; uscito nel 1977, “Si è spento il sole” è il brano più potente del disco oltre a grandi classici come “Il tuo bacio è come il rock” e “24.000 baci”

AFTERHOURS – HAI PAURA DEL BUIO?

L’album del riconoscimento ufficiale degli Afterhours come band italiana di punta negli anni ’90, nonostante la lunghezza scorre tuttora senza problemi, da accelerazioni a semi-ballad, da pezzi “punkeggianti” a sperimentazioni musicali che avrebbero trovato la loro definizione nel Disco successivo. Già immortale.

ANNA CALVI – ANNA CALVI

ANNA CALVI – ONE BREATH

Debutto della timidissima musicista londinese di chiare origini italiane, il disco risalta non solo la sua bravura alla chitarra con sonorità asciutte ed efficaci ma anche la sua incredibile voce, bassa profonda e allo stesso pulita, in perfetto contrasto con le sonorità proposte. L’album successivo è un’evoluzione dell’album di debutto, con pezzi arrangiati meglio, più ricercati ma senza il vero tocco “magico” di brani come “The Devil”, “Desire” e “I’ll Be Your Man”.

ANTI-NOWHERE LEAGUE – WE ARE… THE LEAGUE

Disco d’esordio di uno dei miei gruppi Punk preferiti, è fondamentalmente la raccolta dei loro brani migliori. Punk, punk, punk. “Streets Of London” basa il suo Riff sulla famosa canzone popolare inglese “London Bridge Is Falling Down”.

THE ANTLERS – BURST APART

THE ANTLERS – FAMILIARS

Momento rilassante con “Burst Apart” e “Familiars”, figli di quel genere Dream Pop, musica da ascolto possibilmente con occhi chiusi e possibilità di sognare da svegli. Familiars non bissa il successo di Burst Apart pur rimanendo a livelli più che buoni, penalizzato dalla mancanza di brani incredibili come “Hounds” e “No Widow”.

ARCADE FIRE – THE SUBURBS

Ecco un Disco che è invecchiato moltissimo, penalizzato forse dal fatto di averlo divorato per un anno intero dalla sua uscita, concerti live compresi. L’album rimane comunque di eccelsa fattura ma viene penalizzato dall’eccessiva durata che porta l’ascoltatore a stancarsi prima del previsto. Ma due-tre pezzi sono comunque imperdibili.

APHEX TWIN – SYRO

Vabbè follia. Elettronica sperimentale d’avanguardia, mi sembra di ascoltare Brian Eno che negli anni ’10 si diverte a creare musica osservando un quadro di Picasso. Indescrivibile e, a volte, pure inascoltabile.

APHEX TWIN – COMPUTER CONTROLLED ACOUSTIC INSTRUMENTS PT2

Una grande particolarità di questo EP è che può essere suonato a 33 ma anche a 45 giri. Quindi un disco da ascoltare due volte offrendo diversi stati d’animo ad ogni brano. Non so se rimane un esperimento unico o se in passato è già stato tentato qualcosa di simile ma Aphex Twin rimane un folle…

ARIEL PINK’S HAUNTED GRAFFITI – BEFORE TODAY

ARIEL PINK’S HAUNTED GRAFFITI – MATURE THEMES

ARIEL PINK – POM POM

ARIEL PINK – DEDICATED TO BOBBY JAMESON

Ariel Pink. Il mio amato Ariel Pink. Questo 41enne che dimostra 60 anni. Questo ragazzo rimasto agli anni ’60 e che non si vergogna a fare dischi anni ’60 senza nemmeno provare a modernizzarsi. Ecco. Quattro capolavori ma sono di parte e sono di parte anche quando dico che questi dischi non vanno ascoltati come sottofondo ma meritano un angolino tutto loro.

AUCAN – BLACK RAINBOW REMIXES

Gruppo elettronico italiano, non ho mai ascoltato nulla di loro se non questo disco e una loro esibizione live all’Homepage di Treviso dove hanno letteralmente messo a dura prova gli amplificatori a suon di bassi al massimo. “Away!” è una bomba che non sfigurerebbe in nessuna playlist mondiale.

AWOLNATION – MEGALITHIC SYMPHONY

AWOLNATION – HERE COMES THE RUNTS

Awolnation E’ “Sail”. Pochi cazzi. Discrete prove nel resto dell’album ma pezzi di certo non indimenticabili anche se nella loro leggerezza rimangono ascoltabili pure ora ma “Sail” è “Sail”. Here Come The Runts è un disastro ferroviario. Mi rimane l’orgolio di avere conosciuto Sail grazie ad una radio su internet molti mesi prima della sua diffusione a livello globale, di avere ordinato il Disco e di essere stato forse il primo ad aver fatto conoscere questo brano nella mia zona.

BASTILLE – WILD WORLD

Classico dei tanti gruppi emersi durante la moda dell’ “indie”, fondamentalmente è pop alternativo buono per qualche incursione nelle Radio.

BAUHAUS –  BELA LUGOSI’S DEAD

BAUHAUS – 4 AD

BAUHAUS – THE SKY’S GONE OUT

BAUHAUS – PRESS THE EJECT AND GIVE ME THE TAPE

Non perderei nemmeno tempo a parlare dei Bauhaus visto che spero tutti conosciate “Bela Lugosi’s Dead” e l’influenza che la Band di Peter Murphy ha avuto nei decenni successivi.

Voglio raccontare quindi un aneddoto: finito completamente il budget ad una Mostra del Disco a Pordenone, ho barattato tutti gli ultimi CD che avevo, e che mi ero portato dietro nell’eventualità di denaro d’emergenza, per la versione canadese di “The Sky’s Gone Out” che contiene anche il Singolo “Ziggy Stardust”, celeberrima cover del brano di David Bowie e che suonato dai Bauhaus arriva a raggiungere la bellezza dell’originale. Uno zaino di CD (perlopiù graffiati) per quel Disco.

BEAK – 0898/WELCOME TO THE MACHINE

Singolo trovato casualmente e che ho preso dopo aver ascoltato la loro versione di Welcome To The Machine dei Pink Floyd, una bellissima Cover in chiave elettronica del bellissimo brano di Rogers & Soci. “0898” segue lo stesso stile della Cover, un continuo incalzare claustrofobico con i bassi in primo piano tanto da far ricordare a volte i primi New Order, quelli che ancora non hanno staccato il cordone ombelicale dai Joy Division.