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511 album da riascoltare Pt.3

16 aprile 2020

Ripartiamo senza inutili fronzoli che qua si parla di cose serie, e ripartiamo da un Signor Album.

DISCLAIMER: i dischi vengono recensiti nè in ordine alfabetico e nemmeno in ordine cronologico ma in ordine di ascolto.

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BEATLES – SGT. PEPPER’S LONELY HEARTS CLUB BAND

Non conosco benissimo i Beatles, se non per i tantissimi classici e gli album Revolver e questo Sgt. Peppers. Banalissimo e molto limitante dire quindi che è il loro album migliore ma di certo si può dire che è quello che più rappresenta la svolta neo-psichedelica degli ex-spensierati quattro bravi ragazzi acqua e sapone. “A Day In The Life” è il simbolo della loro evoluzione sperimentale.

BEATLES – FOR SALE

Era posizionato nella mia scaffalatura dopo Sgt. Peppers seppur cronologicamente esce molti anni prima, è il loro quarto disco che personalmente non ho ascoltato più di un paio di volte. E’ uno dei tantissimi dischi che mi sono stati regalati anni fà in blocchi da decine, pop-rock senza troppe pretese.

BEIRUT – THE RIPTIDE

Uno dei tantissimi dischi che ho divorato al momento della loro uscita per poi metterlo in disparte per anni. “A Candle’s Fire” e “Santa Fe” rimangono due gran pezzi ma l’album è invecchiato malino, nove anni dopo il rilascio.

BEACH HOUSE – BLOOM

BEACH HOUSE – THANK YOUR LUCKY STARS

Icone del Dream Pop, i dischi dei Beach House vanno ascoltati dall’inizio alla fine, ottimi anche come musica da sottofondo per non farsi distrarre troppo. Nonostante la linearità della musica, Bloom offre comunque una perla di assoluta e rara qualità come “Myth”

BILLIE EILISH  – WHEN WE ALL FALL ASLEEP WHERE DO WE GO?

Uno dei due dischi usciti nel 2019 presenti nella mia collezione, uscito in un periodo (che dura da due anni) di mio distacco musicale per vari motivi, la giovanissima debuttante smuove i canoni musicali con un dark-pop elettronico senza vergognarsi di rivolgersi alle masse, basti vedere l’enorme successo commerciale e mediatico di Eilish e dei due singoli più rappresentativi del disco “Bad Guy” e “Bury A Friend”. Quasi chiunque, almeno una volta nella vita, ha detto DUH!

BJORK – POST

Dell’eclettica, imprevedibile e bizzarra cantante islandese Bjork si sa tutto ed il contrario di tutto ma Post ben rappresenta l’essenza di quello che lei è: passare dal pesantissimo industrial di “Army Of Me” ad un brano Jazzy come “It’s Oh So Quiet”, cover di un pezzo tedesco degli anni ’40, non è da tutti ma Bjork non è “tutti”. Il disco è questo: non ha un genere, non ha una direzione, non segue uno schema logico. Post E’ Bjork.

THE BLACK ANGELS – ANOTHER NICE PAIR

THE BLACK ANGELS – PASSOVER

THE BLACK ANGELS/SONIC JESUS – FUZZ CLUB

THE BLACK ANGELS – DIRECTIONS TO SEE A GHOST

THE BLACK ANGELS – PHOSPHENE DREAM

THE BLACK ANGELS – INDIGO MEADOW

Parentesi “Black Angels”, il gruppo che assieme ai Flaming Lips mi ha fatto riscoprire, una dozzina di anni fà, la bellezza della musica. Il loro secondo disco Directions To See A Ghost è stato il primo disco “indie” mai comprato in vita mia, ma già con il loro debutto Passover la band propone un capolavoro assoluto come “The First Vietnamese War”.

A partire dalla raccolta dei loro primi due EP, Another Nice Pair, i Black Angels si distinguono dalla scena Shoegaze grazie a marcate sonorità neo-psichedeliche con evidenti omaggi ai Velvet Underground (a partire dal nome) e ai Doors, basti ascoltare “A Day” presente in Indigo Meadow. In quest’ultimo disco è presente “Holland”, uno dei pezzi più belli ed emozionanti degli ultimi dieci anni.

Nella recensione manca il loro ultimo disco, Death Song, che sarà da qualche parte nella scaffalatura. Risentiremo i Black Angels più avanti quindi.

THE BLACK KEYS – EL CAMINO

THE BLACK KEYS – TURN BLUE

I’m a Lonely Boy, ‘im a Lonely Boy… tada tadadada tada… brano che ha avuto un buon successo commerciale, “Lonely Boy” ha spinto i Black Keys alla notorietà e, ascoltando El Camino, si è capito fin da subito che il duo dell’Ohio non è solo quel pezzo riempipista. “Little Black Submarines” l’ho considerata la “Stairway To Heaven” di questi anni, un pezzo che sarebbe potuto durare venti minuti e avremo avuto ancora voglia di ascoltarlo. Turn Blue bissa il successo di El Camino con diversi altri pezzi di qualità e di successo, a partire da “Fever”, trasmessa spesso e volentieri da diverse radio, anche generiche. Rock’n’Roll Baby. It’s only Rock’n’Roll.

BLACK SABBATH – MASTER OF REALITY

Dopo aver avuto l’intera discografia “Ozzyana” in CD (compreso il dimenticabile Never Say Die), il mio primo, e per ora unico, vinile che ho preso dei Black Sabbath è Master Of Reality, il mio preferito anche se non sono presenti capolavori riconosciuti anche dagli infedeli (Iron Man) o il mio brano preferito, Symptom Of The Universe. Ma Master Of Reality è quello che si mantiene meglio dall’inizio alla fine, il più fresco della discografia, il più moderno, il meno invecchiato. Consiglio l’ascolto dal primo all’ultimo secondo.

BLASPHEME – BLASPHEME

Oplà. Metal classico cantato in francese. Cosa si può chiedere di più? Sonorità anni ’80, roba classica che più classica non si può ma più di un ascolto merita assolutamente anche solo per il cantato “non convenzionale”.

BLIND MELON – SOUP

Compro per errore Soup e mi ritrovo un signor disco che non conoscevo. Ebbene si, in un momento di evidente confusione ero convinto di essermi preso l’album di debutto con i capolavori No Rain e Change ed invece eccolo qua, Soup. La voce di Shannon Hoon rimane ipnotica, delicata a contrasto con sonorità più grezze, senza esagerare. Galaxie è il sunto di tutto quello che sono i Blind Melon.

BLONDIE – PARALLEL LINES

Oh. Debbie Harry. Debbie Harry simbolo dell’umanità, tutto il resto sono chiacchiere. Parallel Lines forse rimane il loro disco più famoso, decisamente più pop e meno punk dei due lavori precedenti. Tantissimi pezzi celebri, da “One Way Or Another” a “Heart Of Glass” passando per pezzi meno conosciuti ma altrettanto validi come “Hanging On The Telephone” e “11:59”. Vabbè, chiunque conosce questo disco. VERO?

BLUVERTIGO – METALLO NON METALLO

Le brutte intenzioni, la maleducaz… ah no. Questo è il Morgan dei Bluvertigo, quello che prova a ribellarsi senza però esagerare (…QUASI tutti fuori dal tempo…), che rimane comunque nel politically correct con forti venature pop… i bassi di “A.D.F.” valgono l’intero disco.

ENO – TAKING TIGER MOUNTAIN (BY STRATEGY)

BRIAN ENO – AMBIENT #1 MUSIC FOR AIRPORTS

BRIAN ENO – DISCREET MUSIC

Chi non conosce Eno? sapete vero che è colui che ha creato il famoso jingle di Windows 95? Beh, Eno è perfetto per lavorare. Addirittura Music For Airports è nato apposta come musica da sottofondo nell’attesa di un volo. Serio.

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – THEIR SATANIC MAJESTIES’ SECOND REQUEST

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – TEPID PEPPERMINT WONDERLAND: A RETROSPECTIVE VOLUME ONE

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – WHO KILLED SGT. PEPPER?

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – REVELATION

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – + – EP

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – ILLUMINOMI EP

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – PISH EP

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – AUFHEBEN

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – THIRD WORLD PYRAMID

BRIAN JONESTOWN MASSACRE – SOMETHING ELSE

Chiudo con uno dei miei gruppi feticci, i favolosi e mai troppo considerati (The) Brian Jonestown Massacre. A loro ho dedicato il mio ultimo post prima della chiusura di questo blog, di loro ho un bellissimo ricordo di un concerto suonato bene dalla band di Anton Newcombe, defilato durante il live ai margini come l’ultimo dei comprimari. Neopsichedelia ai massimi livelli, spesso e volentieri esagerata nello stile del folle e squilibrato leader della band, negli ultimi anni oltre a perdere il “The” i Brian Jonestown Massacre ci regalano un disco più difficile dell’altro, un misto indecifrabile tra pop e sperimentazione con esiti ahimè spesso fallimentari. Ma quei primi dischi, con la combo di canzoni incredibili come “All Around You (Intro)” “Who?” “When Jokers Attack” e “Servo”, consegnano il gruppo alla storia. “Open Heart Surgery” e “Anenome” mi fanno venire la pelle d’oca solo a scriverne i titoli.

Le nove canzoni più belle dei “BJM” secondo Saimas

Altà Fedeltà… le Top 5 ’80s

29 Maggio 2013

A qualche anno di distanza dal primo esperimento in stile “Altà Fedeltà”, quella volta dedicata ai 5 migliori gruppi del panorama indie, buttiamoci a pesce, tra una recensione e l’altra (stà per arrivare una su Random Access Memories), su qualche Top5 che può stuzzicare l’ascolto veloce degli interessati… unica discriminante: la canzone non deve avere più di 5 anni “di vita”.

Prima Top5… ricordare gli anni ’80.

Modern Vintage Top5

5. postoSprawl II (Mountains Beyond Mountains) – Arcade Fire

L’ho detto fin dal primo ascolto: sembra un tributo, non un plagio, a Heart Of Glass dei Blondie. Il pezzo più “delicato” di quel capolavoro che è The Suburbs, ho avuto la fortuna di ascoltarla live e l’effetto “pelle d’oca” rimane. Arcade Fire, oltre l’indipendente.

4. posto: Only in My Dreams – Ariel Pink’s Haunted Graffiti

Ariel Pink è sempre stato un mio feticcio personale. Lo adoro, il grande giornalista musicale Simon Reynolds ha giustamente definito il genere che suona “Retrolicious”. Se vogliamo buttarci sul lo-fi ’80s a colpo sicuro Ariel Pink e i suoi Haunted Graffiti sono la scelta giusta… anche se l’ultimo “Mature Themes” a volte ci ha regalato addirittura qualche sprazzo di ’90s… ma non andiamo oltre!

3. posto: The Stars (Are Out Tonight) – David Bowie

2012 e 2013 ci hanno regalato molti pezzi nostalgici degli anni ’80, e difatti le prime tre posizioni sono occupate da brani nuovissimi… e non poteva mancare il Duca Bianco, che a sorpresa ci regala un album inedito… e che album. Ok, gli arraggiamenti non sono mai stati così moderni… ma quei coretti… quell’incidere… quell’attesa del ritornello che non arriva… si torna indietro di 30 anni e si può sorridere alla nostalgia.

2. posto:  Soft Touch/Raw Nerve – Depeche Mode

Al secondo posto un altro pezzo freschissimo, tratto dall’ultimissimo album dei  Depeche Mode, Delta Machine. Un brano che ancora non è diventato singolo ma ci scommetto il mio penny che prima o poi lo ascolteremo regolarmente nelle radio. E’ il pezzo che più si avvicina agli anni ’80, il brano che lega questi Depeche Mode a quello che erano una volta… una canzone che rappresenta il filo della continuità dai tempi di Vince Clarke… mettiamo in archivio le “Just Can’t Get Enought” e lasciamo spazio a “Soft Touch/Raw Nerve”… e alziamo i bassi please!

1. posto: Ode to Sad Disco – Mark Lanegan Band

Senza se e senza ma. Questo pezzo rimarrà nella storia per la sua bellezza e per il suo essere ancorato agli anni ’80. E parliamo del 2012. Ma parliamo di un brano che “ringrazia” quel decennio fin dal titolo, un tributo alla “Sad Disco” di Keli Holdversson, alla quale il buon Mark ruba la base ritmica aggiornandola con il sound dei nostri tempi e aggiungendo la base vocale, che nel pezzo originale mancava. E da questo cocktail ne è uscito un capolavoro, la canzone più bella ed accattivante del 2012!